Ara! Ara! Il potere della tradizione alla Lavanderia a Vapore
ARA! ARA!
Coreografia, performance e costume Ginevra Panzetti, Enrico Ticconi
Sound design Demetrio Castellucci
Light design Annegret Schalke
Consulente per lo sbandieramento Carlo Lobina
Distribuzione Aurélie Martin
Direzione tecnica Paolo Tizianel
Produzione Associazione Culturale VAN
Finanziato da Hauptstadtkulturfonds (German Cultural Capital Fund)
Co-prodotto da La Briqueterie; KLAP Maison pour la Danse; Théâtre de Vanves; Triennale di Milano supportato da Programme Étape Danse sostenuto da Institut français d’Allemagne – Bureau duThéâtre et de la Danse in partnership con Maison CDCN Uzès Gard Occitanie , théâtre de Nîmes-scèneconventionnée d’intérêt national – Art et Création – danse contemporaine , Fabrik Potsdam con l’aiuto di DGCA – ministère de la Culture et de la Communication e della città di Potsdam , MosaicoDanza/ Interplay Festival
In collaborazione con Lavanderia a Vapore.
ARA! ARA! è la definizione di un simbolo. il simbolo di un potere in ascesa che sceglie un volatile per rappresentare se stesso. Non un maestoso quanto temibile rapace come l’aquila, animale spesso utilizzato come simbolo araldico di potenza. Al contrario, è un volatile a cui riconosciamo un carattere allegro e brioso, che diventa, secondo uno sguardo popolare, occidentale, un’icona esotica: il pappagallo ARA.
Nel circo è stato introdotto per le sue capacità acrobatiche che, insieme ai colori vivaci del piumaggio e alla capacità di ripetere suoni e parole per imitazione, ne hanno fatto un perfetto animale da intrattenimento in cattività.
ARA! ARA! rappresenta un potere seducente per il suo aspetto innocuo e festoso, che come il volatile, imita e ripete, riportando modelli del passato, ignorando contenuti ed effetti. Seconda parte di un dittico iniziato con AeReA, ARA! ARA! continua a indagare il potere simbolico della bandiera, attingendo alla tradizione folcloristica dello sbandieramento. Presente in entrambi i titoli, la parola ARA lascia emergere un secondo significato, che allude all’antico luogo deputato al sacrificio, qui inteso come meccanismo generatore di morte, inflitta in dono a chi veniva riconosciuto il potere più alto.