“Sull’Iran – Studio 1” e “Icaro – chiamata alle arti”, le residenze di Astràgali Teatro

I due lavori inseriti nel progetto "Sguardi Meridiani"

Sull’ Iran – Studio 1” di Afshin Varjavandi e“Icaro – chiamata alle arti” di Luisa Corcione sono le residenze di Astràgali Teatro sostenute dal progetto “Residenze per artisti nei territori (Edizione 2022-2024)” di Regione Puglia e Ministero della Cultura. 

Il lavoro artistico di Afshin Vajavandi cerca di raccontare la contemporaneità attraverso il linguaggio fisico, che è il linguaggio del corpo, mescolando danze urbane, hip hop e street dance con forme di danza “alta” e i suoi aspetti più concettuali. È un lavoro molto legato al linguaggio gestuale degli esseri umani, che Vajavandi considera di per sé una danza, una forma di espressione molte volte più efficace di quella verbale. Afshin declina la sua componente multiculturale nel suo lavoro facendone un tutt’uno, un crocevia di geografie, odori, colori, riferimenti religiosi. «In un tempo la Terra era un paradiso perduto dove regnava la bellezza in una condizione di trascendenza, di equilibrio e di fluidità», sottolinea l’artista. «Oggi esiste un ricordo di quella realtà, tutta l’Arte che ci viene concessa. Possiamo ancora toccarla, respirarla. Possiamo abitare l’arte, riempiendo di significati profondi i minuti che trascorriamo. Possiamo danzare: per sentirci vivi. In un punto in cui il corpo si fonde con gli oggetti del vivere quotidiano». Afshin Vajavandi si forma alla tecnica hip hop e agli stili urbani, con i più grandi maestri internazionali tra cui Omid IghaniMarisa RagazzoDominique LesdemaBruce IkhanjiArchie Burnett per poi praticare classica, contemporanea, modern jazz, body contact, floor contact, grazie a importanti maestri come Christopher HugginsKhosro AdibiBaba Israel. Da anni Afshin insegna hip hop, house, videodance, experimental, voguing, waaking in tutta Italia e collabora in Italia con importanti centri nel settore moderno-urbano come CentroDanza (Perugia), Nuovo Spazio Danza (Jesi).

Icaro, a cura di Luisa Corcione con Anna Cuomo e Fabrizio Varriale, prende corpo dalla chiamata alle arti indirizzata a danzatori, musicisti, autori, attori. I partecipanti sono stati invitati a riflettere sul volo come forma di espressione volta al superamento del limite e guidati in sperimentazioni multidisciplinari. Il risultato della residenza è costituita da apparizioni frammentate, irradiate nello spazio della Distilleria de Giorgi nel tentativo di restituire per immagini il processo di trasformazione dello scarto. La sgangherata “Compagnia della Feccia” si forma dal singolo sedimento e trasmuta divenendo un elisir. Una miscela sapiente creata dal residuo e fatta di varietà, sintomo dell’evoluzione attraverso il recupero; come quella attuata dalla comunità produttiva dei distillatori di San Cesario.

Il desiderio di slancio nel volo di Icaro, espressione di una libertà anelata per superare il limite della costrizione, coincide con la caduta, la perdita, la dissoluzione. Feccia e vinaccia sono le sostanze che non riescono a dissolversi schiantandosi sul fondo della botte. Diventano materia masticata, spompata, privata della rotonda e fertile vitalità dell’uva fresca. Ma il residuo apparentemente morto è ricco di frammenti di tessuti vegetali, lieviti vivi e batteri proliferanti. L’intuizione dei De Giorgi è quella di trasformare lo scarto dopo la sua apparente consunzione. Durante il processo di distillazione della vinaccia la frazione più volatile, tecnicamente detta “testa”, è quella immediatamente evanescente mentre quella nobile, il “cuore”, ascende solo dopo, creando l’essenza della bevanda.

Gli Icaro della compagnia fanno la stessa cosa. Si illudono di volare ma cadono irrimediabilmente. La Icaro l’illusionista, la Icaro ballerina, la Icaro stella del cinema, l’Icaro attore teatrale, l’Icaro poeta cieco, l’Icaro tenore afono, l’Icaro mimo e l’Icaro spettatore: spiriti disorientati dall’ebrezza di un volo solitario interrotto dalla caduta. Toccare il sole è roba da morti, ma se ci fosse un modo per provare ad avvicinarsi ancora, questa volta con delle ali più grandi, senza bruciarsi? Quando il fallimento dell’altro attraverso l’ascolto diventa anche il proprio, l’unione delle diverse essenze alchemicamente trasmuta e il volo così diviene ancora possibile.

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ultima modifica 2022-11-15T15:51:26+01:00
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